Molti appassionati di giardinaggio commettono un errore molto comune quando decidono di piantare la lavanda, errore che spesso si rivela fatale per la pianta: non rispettare la distanza corretta tra una pianta e l’altra. Troppo spesso, infatti, le piantine vengono sistemate troppo vicine, trascinando la coltivazione verso una lenta sofferenza dovuta a cattiva aerazione, competizione radicale e maggiore vulnerabilità alle malattie fungine. Le conseguenze sono evidenti: la lavanda inizia ad apparire spenta, si ammala o, nei casi peggiori, muore già nel primo anno dopo la messa a dimora.
Perché la distanza è così determinante per la salute della lavanda
La lavanda (vedi Lavanda su Wikipedia) è una pianta rustica, mediterranea, abituata a crescere anche in condizioni non ottimali in natura. Tuttavia, al momento della coltivazione domestica, sbagliare il posizionamento porta rapidamente a problemi di ristagno idrico, scarsa circolazione dell’aria o eccessiva ombreggiatura delle piante più giovani.
Il motivo principale di questi problemi risiede nella mancata osservanza della distanza consigliata tra i singoli esemplari. Tenendo le piante troppo addossate si complica lo sviluppo della chioma, si favorisce lo sviluppo di funghi e muffe, e si impedisce la corretta esposizione alla luce del sole che risulta fondamentale per la produzione di fiori e per un portamento ordinato.
Non bisogna dimenticare che una lavanda adulta può formare un ampio cespuglio, con un diametro anche superiore a 60 cm nei casi di varietà vigorose. Non prevedere quello spazio significa costringere ogni singolo esemplare a competere in modo innaturale con i vicini, finendo col generare piante deboli, meno profumate e spesso incapaci di fiorire con regolarità.
Ecco la distanza giusta: le regole degli esperti per non sbagliare
Le distanze ottimali per la piantagione della lavanda dipendono da diversi fattori: varietà scelta, posizione climatica e tipologia di coltivazione. Ecco alcune indicazioni condivise dagli specialisti:
- In generale, tra una pianta e l’altra vanno lasciati almeno 40-60 cm di spazio libero
- Per varietà particolarmente vigorose, o in ambienti molto umidi, è preferibile optare per 60 cm pieni o addirittura 70 cm tra ogni pianta, così da garantire aria e luce in abbondanza
- Se si piantano più esemplari in vaso ampio, è indispensabile lasciare almeno 30 cm tra ciascuna piantina per minimizzare i rischi di marciume radicale e stress idrico
- Quando si realizza un vero campo di lavanda a scopi produttivi, è consigliato aumentare ulteriormente la distanza tra le file, fino a 70-100 cm, sia per facilitare la raccolta che per garantire rigogliosità e longevità agli arbusti stessi
Sintetizzando, la fascia ottimale è tra i 40 e i 60 cm per quasi tutte le specie e varietà comuni. Chi pensa di poter stringere la distanza guadagnando spazio, in realtà rischia di compromettere irrimediabilmente la vitalità dell’intera siepe o aiuola di lavanda.
Gli errori più gravi nella coltivazione della lavanda: non solo la distanza
Oltre alla giusta distanza, ci sono altri errori frequenti che rendono la lavanda una pianta apparentemente difficile, soprattutto tra i neofiti:
- Terreno inadatto e drenaggio insufficiente: la lavanda richiede suoli leggeri, tendenzialmente sabbiosi o sassosi. Il ristagno idrico è la principale causa di fallimento, poiché porta rapidamente a marciumi radicali. Se il terreno è argilloso o compatto, va assolutamente alleggerito con sabbia, ghiaia e terriccio specifico per piante aromatiche. In vaso, bisogna usare contenitori dotati di fori di scolo ampi ed evitare sempre i sottovasi pieni d’acqua
- Posizionamento errato: la lavanda necessita di pieno sole per fiorire abbondantemente. Una posizione ombreggiata porta fusti allungati, meno fiori e piante decisamente più deboli
- Eccessiva irrigazione: dopo la messa a dimora occorre annaffiare con moderazione, superata la fase di attecchimento la lavanda andrebbe bagnata solo in caso di siccità prolungata
- Concimi sbagliati o eccessivi: quantità elevate di azoto favoriscono la produzione di foglie e penalizzano la fioritura. Meglio agire con moderazione, al massimo una volta l’anno, prediligendo fertilizzanti poveri di azoto
- Mancanza di potatura: la lavanda va potata leggermente ogni anno, dopo la fioritura, per stimolare la crescita di nuovi getti e mantenere una forma compatta e robusta
- Non eliminare le infestanti: le erbe spontanee sottraggono risorse e possono favorire la diffusione di malattie. Mantenere pulite le basi delle piante è una semplice regola d’oro per avere lavanda sana e profumata
Quando e come mettere a dimora la lavanda per risultati eccellenti
Il periodo ideale per la piantumazione dipende anche dal clima della propria zona. In autunno si consiglia la messa a dimora nelle regioni dal clima mite, così da assicurare una buona radicazione prima dell’arrivo della bella stagione. Dove invece l’inverno è rigido, la primavera resta la scelta migliore per evitare danni da gelo subito dopo il trapianto.
Prima di procedere occorre:
- Lavorare bene il terreno, eliminando radici e pietre e lasciando la terra ben soffice
- Creare buche larghe e profonde almeno quanto il pane di terra del vaso
- Distanziarle in base alle regole viste (almeno 40-60 cm tra ogni piantina)
- Annaffiare dopo la messa a dimora e poi solo al bisogno, evitando ogni ristagno
La scelta della varietà influenza lo spazio necessario
Alcune varietà di lavanda, come la Lavandula angustifolia, richiedono spazi minori e sono ideali per le zone più fresche, mentre i cosiddetti lavandini o ibridi produttivi, si sviluppano maggiormente e preferiscono climi caldi e più spazio libero tra una pianta e l’altra.
Rispetta queste semplici ma importanti regole, e garantirai alla lavanda il tempo, la luce e il respiro necessari per regalarti siepi profumatissime, fioriture abbondanti e cespugli compatti e ordinati, stagione dopo stagione.