Fumi la sigaretta elettronica? Ecco quante sostanze cancerogene stai inalando

Le persone che fanno uso di sigaretta elettronica inalano una serie di sostanze chimiche potenzialmente pericolose, alcune delle quali riconosciute come agenti cancerogeni per l’uomo. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno evidenziato la presenza di componenti nocivi nel vapore prodotto da questi dispositivi, confermando che non sono privi di rischi per la salute, sebbene generalmente rilascino quantità di sostanze dannose inferiori rispetto alle sigarette tradizionali.

Sostanze cancerogene nel vapore delle sigarette elettroniche

Il vapore emesso dalle sigarette elettroniche contiene più che semplice nicotina e aromi. Nel liquido che le alimenta, e soprattutto nel processo di vaporizzazione, si generano e rilasciano diverse sostanze chimiche. Studi scientifici hanno identificato almeno 40 composti di base, che possono trasformarsi nell’organismo in oltre 60 prodotti tossici o metaboliti cancerogeni. Tra questi, ve ne sono almeno sei fortemente legati allo sviluppo del tumore della vescica e di altri tipi di cancro.

Le sostanze principali riscontrate includono:

  • Formaldeide: inserita dalla IARC tra i cancerogeni certi, si genera soprattutto se il dispositivo funziona ad alte temperature. È correlata a tumori delle vie respiratorie e dei polmoni.
  • Acroleina: sostanza tossica, impiegata anche come diserbante, che può causare danni severi alle mucose respiratorie e, a lungo termine, è associata a processi cancerogeni.
  • Ammine aromatiche: impiegate per alcuni aromi, sono riconosciute come potenzialmente cancerogene in studi su animali e, anche se generalmente presenti in piccole quantità, i rischi di esposizione prolungata non sono completamente definiti.
  • Cromo e nichel: metalli pesanti rilasciati dai componenti delle e-cig, noti per i loro effetti tossici e cancerogeni.

Differenze con il fumo tradizionale e rischi specifici

Diversi organismi scientifici riconoscono che la quantità di sostanze cancerogene inalate con le sigarette elettroniche sia mediamente inferiore rispetto al fumo convenzionale. Tuttavia, ciò non equivale a considerarle sicure. Studi clinici hanno evidenziato che chi utilizza sigarette elettroniche (svapatori) presenta livelli più alti di metaboliti cancerogeni nelle urine rispetto a chi non ne ha mai fatto uso. Questo dato suggerisce un’esposizione cronica, sebbene minore rispetto ai fumatori di tabacco.

È stato inoltre osservato che, a livello molecolare, lo svapo induce modificazioni nella metilazione del DNA simili a quelle riscontrate nei fumatori tradizionali, con potenziali implicazioni per lo sviluppo di tumori. Tali alterazioni sembrano manifestarsi precocemente, anche nei primi periodi di esposizione, suggerendo che i rischi non dipendano esclusivamente dalla dose totale inalata ma inizino con l’utilizzo stesso del dispositivo.

Implicazioni per la salute pubblica e raccomandazioni

Le evidenze scientifiche più aggiornate e i pareri di istituzioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità considerano le sigarette elettroniche senza dubbio dannose per la salute. Tra le principali motivazioni vi sono:

  • La presenza di sostanze cancerogene anche se in quantità minori rispetto alle sigarette convenzionali.
  • L’effetto di promozione verso l’abitudine al consumo di nicotina, soprattutto tra i giovani e i non fumatori.
  • Il rischio di dipendenza da nicotina e il potenziale effetto “ponte” verso il consumo di tabacco tradizionale.

L’American Cancer Society e l’European Respiratory Society sottolineano che l’esposizione a sostanze come formaldeide, cromo, nichel e altre può provocare danni a diversi organi e tessuti, con effetti a lungo termine ancora in parte sconosciuti ma certamente non trascurabili. Alcune di queste sostanze possono anche causare irritazioni cutanee e oculari o altre manifestazioni infiammatorie.

Nel tentativo di contenere i danni, molti esperti suggeriscono di vietare aromi particolarmente attraenti o di limitare la concentrazione di nicotina presente nei liquidi, ma la totale innocuità di questi prodotti non è garantita.

Sostanze più frequentemente inalate e cenni quantitativi

Non è semplice quantificare con esattezza quante e in quali quantità siano le sostanze cancerogene inalate ogni volta che si utilizza una sigaretta elettronica, poiché la composizione del vapore dipende da diversi fattori, come:

  • Tipo di liquido utilizzato (composizione chimica, presenza di aromi, concentrazione di nicotina, eventuali contaminanti)
  • Temperatura di vaporizzazione e potenza del dispositivo elettronico
  • Frequenza e durata delle inalazioni

La revisione di Bjurlin e colleghi ha identificato oltre 40 composti-base trasformabili nel corpo umano in 63 diversi prodotti tossici o cancerogeni. Altri studi elencano la formaldeide e l’acroleina tra quelli quantitativamente più rilevanti. Alcune analisi di laboratorio riportano che, in una sessione di svapo, si possono rintracciare tracce di queste sostanze nei prodotti di condensazione. Si stima che i livelli medi siano comunque inferiori rispetto al fumo di tabacco, ma l’esposizione rimane significativa soprattutto in caso di utilizzo prolungato o intensivo.

Va sottolineato infine che la nicotina, pur non essendo direttamente considerata cancerogena, contribuisce a danni cardiovascolari e a fenomeni di dipendenza fisica e neurochimica, influenzando negativamente la salute generale dell’utilizzatore.

Per una panoramica dettagliata sulle sostanze cancerogene coinvolte, si può consultare anche la voce sigaretta elettronica che riporta studi internazionali e dati costantemente aggiornati.

In sintesi, l’utilizzo della sigaretta elettronica espone comunque a numerose sostanze tossiche e cancerogene — tra cui formaldeide, acroleina, ammine aromatiche, cromo, nichel e numerosi metaboliti — la cui pericolosità non deve essere sottovalutata. Sebbene per alcune sostanze le quantità inalate siano inferiori rispetto al fumo tradizionale, il rischio per la salute esiste e dipende molto dalla frequenza, dalla durata e dalle modalità di utilizzo del dispositivo. Nessun metodo inalatorio, ad oggi, può essere considerato privo di rischi.

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